Le ragioni dello sciopero del 10 dicembre 2021

 

Le ragioni dello sciopero del 10 dicembre 2021 si riassumono in due parole:

DIGNITA’ PROFESSIONALE!

Il rispetto che ogni docente, conscio del proprio valore sul piano professionale deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre  in un comportamento e in un contegno adeguati.

Per qualunque strada ci si sia arrivati, ogni docente ha una responsabilità morale nei confronti dei suoi discenti. Credo che una responsabilità simile la si possa competere solo ai medici. Ai medici anzi spetta solo il contingente, noi plasmiamo il futuro!

Attraverso le nostre parole  e le nostre scelte  si formano le future generazioni. 


Ora dopo due anni di DAD, in cui ci siamo inventati di tutto, formati h24, resi disponibili a dispetto di ogni privacy, sopravvissuti all’Astrazeneca “avariato”, vaccinati anche contro l’influenza perchè costretti a lavorare con le finestre aperte in pieno inverno...beh ora ci ripagano la nostra DEDIZIONE con 12 euro lordi in busta paga. Cioè al netto, il costo orario di una colf, con tutto il rispetto per la categoria.


 Ci “riconoscono” la dedizione, non la professionalità che ha ben altri prezzi!


La scuola nell’epoca neoliberista è diventata un’azienda dove l’attenzione è sulla qualità gestionale, l’immagine da propagandare, senza investimenti sulla qualità dell’accesso alla professione (il caos, anche se ogni anno diverso), senza investimenti strutturali sull’aggiornamento in servizio, che deve essere pagato, senza investimenti sulla qualità delle strutture nelle quali l'istruzione ha luogo, senza investimenti sul ricambio generazionale  in una professione che genera sempre più sovente malattia professionale e burn out e che ammette  un gap fino a 60 anni di età tra un docente e un discente.


Un’istruzione che ha perso l’aggettivo pubblica nel suo Ministero e che si vuole configurare ad uso e consumo del mercato del lavoro e del sistema produttivo orientato al profitto. 


Gli insegnanti sono pochi rispetto ai bisogni dei discenti, spesso precari e perciò ricattabili ed è questa esattamente la strategia del Governo, mantenerli instabili e perciò deboli e orientabili. Il rinnovo contrattuale che dovrebbe essere prassi consolidata arriva con tre anni  di ritardo e non sposta la situazione economica di nessun docente nemmeno a fine carriera.

Il PNRR che distribuisce soldi a tutti prevede fondi solo per l’istruzione tecnica superiore, nella logica produttivistica di cui sopra.


In più si cerca di dividere  l’insieme dei lavoratori della scuola, che è fatto anche di impiegati amministrativi e di collaboratori scolastici, senza i quali la scuola nemmeno si apre e che si vedono ogni anno caricati di nuove incombenze senza che loro sia riconosciuta nemmeno la dedizione!!

Se non ora quando? Lo slogan delle donne val bene per i lavoratori della scuola che peraltro sono nella stragrande maggioranza donne.

Il momento è particolarmente difficile per la crisi pandemica e la crisi economica ed è proprio ora che dobbiamo rivendicare il nostro ruolo  e il relativo riconoscimento prima che questa situazione di crisi diventi l’alibi per smantellare la scuola pubblica e il concetto stesso di istruzione pubblica! 

Marzia Marchi RSU CPIA FERRARA

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